Un amore reciproco e ideale

24.00

Questo libro nasce da un ricco epistolario fortunosamente salvato dal macero una quarantina d’anni fa e conservato da allora in una scatola di cartone. Per la maggior parte si tratta di lettere scritte da due giovani (all’inizio nemmeno quattordici anni lei, e nemmeno venti lui) di Montecchio, oggi in provincia di Terni, e coprono il periodo che va dal 1909 al 1920. I due si innamorano e nasce un fidanzamento del tutto casto e innocente, peraltro clandestino perchè osteggiato dalla famiglia di lei. Lui fa il carabiniere a Roma, mentre la ragazza, secondogenita di una famiglia maggiorente del paese, sta a casa e attende momenti migliori per coronare il suo sogno di matrimonio. I due si scrivono con cadenza quasi quotidiana e il loro carteggio arriva fino al 1920: sono anni cruciali non solo per loro, ma anche per l’Italia, che si avvicina senza saperlo al dramma della Grande Guerra e all’avvento del fascismo. Il libro è impostato cronologicamente e segue l’evolversi del loro rapporto con ampi stralci dell’epistolario, scritto peraltro in un discreto italiano, ma con forti influenze dell’epoca. I due protagonisti emergono a tutto tondo: più convenzionale Quinto, tipico maschio dell’epoca con qualche tendenza alle avventure galanti, assai più interessante Ferrina, singolare eroina in qualche modo protofemminista ben decisa a non lasciarsi mettere i piedi addosso. La loro vicenda è ricca di delusioni, abbandoni, riconciliazioni e colpi di scena, ma anche se sembra scritta da Carolina Invernizio, è una storia vera.

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