Nuove ricerche sull’anfiteatro di Sabratha

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L’anfiteatro di Sabratha è uno degli edifici più importanti e noti della città tripolitana. Scavato e restaurato tra il 1924 e il 1926 dalla missione italiana diretta da Renato Bartoccini era rimasto sostanzialmente inedito. A partire dal 2009 è stato oggetto di una ricerca sistematica che, muovendo da un nuovo accurato rilievo, ha cercato di mettere a fuoco le caratteristiche salienti del monumento. Partendo dalla storia degli studi, dall’analisi delle strutture ancora visibili e avvalendosi dei risultati di alcuni saggi stratigrafici, il lavoro contempla il catalogo degli elementi architettonici e delle testimonianze epigrafiche per giungere ad una lettura complessiva dell’anfiteatro nel suo contesto urbano, storico e sociale, proponendone anche un’ipotesi ricostruttiva. L’intero edificio è costruito in opera quadrata e rivela un forte legame con la tradizione costruttiva locale. La ricerca ha permesso di rintracciare il disegno progettuale sotteso al monumento, edificato secondo proporzioni basate sul cubito punico e su un triangolo pitagorico di base.
Il monumento sabrathense si è rivelato il terzo per grandezza tra gli anfiteatri archeologicamente noti dell’Africa Proconsolare, potendo contenere ben 16000 spettatori. Costruito con ogni probabilità alla fine dell’età flavia, nel momento in cui la città divenne municipium, l’anfiteatro appare sovradimensionato rispetto alla popolazione stimata dell’emporio tripolitano: la ragione va forse cercata nel ruolo che Sabratha ricopriva come capolinea delle carovane che portavano animali, oro e schiavi dal cuore dell’Africa fino alle coste del Mediterraneo.

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