Nel segno del mio andare

10.00

La poesia di Renato Pigliacampo è un «cammino interno: una luce del silenzio che avanza e conquista il poeta» (Gastone Mosci, Università di Urbino); «la parola negata si è fatta segno» (Serena Caramitti); perché «lei è scrittore, è poeta, e il suo difetto fisico, invece di precluderle certi strumenti espressivi, glieli migliora…» (Cesare Zavattini); «attraverso la lingua della poesia la Natura diventa corpo e anima.» (Remo Pagnanelli); «un grande poeta che, per certi versi, fa pensare al suo concittadino, Leopardi.» (Giorgio Luti, Università di Firenze); «Pigliacampo è il poeta della natura, del corpo, delle allusioni metaforiche nelle quali segna il suo Silenzio, la sua solitudine, il suo amore, la sua ribellione…» (Pier Paolo Cantarini); «assoluta originalità del verso» (Ottaviano De Biase). In quest’ultima silloge, Renato Pigliacampo, con una sapiente tecnica di richiamo della congiunzione «e» non spezza più il verso, cosicché il patos si dilata in un dovizioso narrare la sua vita, la sua storia e il suo Silenzio restando scolpiti nella mente di chi legge (Ginevra Camoranesi).

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