Fede e Critica 2

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Il presente libro intende sottoporre ad analisi critica la teologia dell’espiazione vicaria e del sacrificio di Gesù Cristo. Questo argomento, molto importante, è strettamente legato ad un altro ancora più importante: il significato della morte di Gesù. Secondo la dottrina dominante Gesù è morto per i nostri peccati. Il primo uomo creato da Dio, Adamo, ha peccato, come racconta il libro della Genesi. Un peccato per il quale non c’è misericordia né perdono, ma una punizione esemplare: Adamo viene cacciato dal paradiso terrestre e costretto a vivere in un mondo tutt’altro che paradisiaco. Con il peccato di Adamo il male entra nel mondo e a subirne le conseguenze è tutta l’umanità fino alla fine dei tempi. Il peccato di uno si è riversato su ognuno di noi, di generazione in generazione, come una malattia contagiosa. L’intera umanità sta scontando una pena per un peccato che non ha commesso. La liberazione dal peccato richiede un sacrificio molto grande: la morte di Gesù Cristo. Il figlio di Dio ha compiuto l’espiazione dei nostri peccati poiché, morendo sulla croce per i nostri peccati, ha pagato il prezzo che era necessario affinché noi fossimo perdonati e riconciliati con Dio. E questo prezzo fu il suo sangue dal momento che “secondo la legge, quasi tutte le cose vengono purificate col sangue, e senza effusione di sangue non c’è remissione” (Ebrei 9:22). Siamo di fronte ad una espressione di una crudeltà inaudita tipica delle peggiori religioni e civiltà arcaiche. Paolo sta dicendo che senza versamento di sangue non c’è perdono dei peccati. Purtroppo, come vedremo, la predicazione paolina è stata una delle cause che hanno portato la cristianità a credere in questa sbagliata interpretazione della morte di Gesù.

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